Stanchezza e mal di testa ricorrenti? Insufficienti livelli di ferro portano a una condizione chiamata anemia da carenza di ferro, con significativi impatti negativi sulla salute
La carenza di ferro rientra tra le carenze più comuni a livello globale. Insufficienti livelli di ferro portano a una condizione chiamata anemia da carenza di ferro o sideropenica.
Qualcosa in più sul Ferro…
Il ferro è un costituente basilare per il funzionamento dell’emoglobina, una proteina presente nei globuli rossi, responsabile dell’ossigenazione di tessuti e organi; senza di esso questo non sarebbe possibile. Il ferro è contenuto, dunque, in ogni molecola di emoglobina ed è l’elemento a cui si lega l’ossigeno per poi essere distribuito, attraverso il torrente ematico, nei vari organi. L’organismo presenta notevoli riserve di ferro, principalmente a livello del fegato, dove si trova legato a una proteina definita ferritina. Quest’ultima funziona da riserva di ferro, che può essere utilizzata nel caso di carenza.
Ferro basso: quali sono i sintomi?
I sintomi dell’anemia da carenza di ferro tendono a manifestarsi gradualmente in quanto il nostro organismo, ben progettato, inizialmente, si rifornisce dalle riserve epatiche di ferro. Una volta esaurite le scorte, iniziano a comparire i sintomi più importanti.
La fase iniziale della carenza di ferro può essere, dunque, del tutto asintomatica o essere caratterizzata da sintomi lievi come affaticamento, colorito pallido della pelle e delle mucose, debolezza e mal di testa.
Nelle fasi più avanzate e croniche possono presentarsi:
• perdita dei capelli;
• tachicardia;
• dolore al torace;
• unghie e capelli fragili;
• coilonichia, ovvero quando le unghie si assottigliano e assumono una forma “a cucchiaio”;
• formicolio, prurito o dolore alle gambe;
• vertigini;
• glossite, ossia un’infiammazione della lingua, che risulta arrossata, gonfia e provoca bruciore.
Quali sono i fattori scatenanti?
La mancanza di ferro può essere causata da:
• scarso apporto dietetico, condizione rara, che può presentarsi in concomitanza a disturbi alimentari, quali anoressia o bulimia;
• perdite di sangue evidenti (emorragia esterna) o occulte (emorragia interna) con conseguente insufficienza di ferro;
• alterazioni nell’assorbimento: condizioni patologiche croniche, come il morbo di Crohn o la colite ulcerosa, non consentono un corretto assorbimento del ferro dalla dieta, a causa del deterioramento dei villi intestinali;
• ciclo mestruale abbondante nelle donne;
• gravidanza e allattamento, fasi durante le quali è richiesto un fabbisogno maggiore di ferro per lo sviluppo del feto;
• malattie dell’apparato gastrointestinale come celiachia e gastrite (lo screening per la celiachia dovrebbe essere considerato di routine);
• interventi chirurgici, come gastrectomia e bypass gastrico.
Tasso di incidenza: quante persone ne soffrono?
La carenza di ferro colpisce miliardi di persone in tutto il mondo e rimane la principale causa di anemia con significativi impatti negativi sulla salute. Ne soffre il 30% della popolazione mondiale e la carenza di ferro, con o senza anemia, è comune, soprattutto, nelle donne in gravidanza. In particolare, colpisce oltre il 20% delle donne durante la vita riproduttiva e l’anemia in gravidanza ha una prevalenza globale stimata del 38%.
Quali prodotti scegliere in caso di carenza di ferro?
La terapia con integratori di ferro, se seguita con cura e costanza, è in grado di sopperire, in tempi brevi, alla carenza. La somministrazione del ferro, però, non è semplice: è spesso gravata, infatti, da numerosi effetti collaterali, quali bruciore alla stomaco, vomito e diarrea, crampi addominali, parageusia (ovvero retrogusto metallico). Inoltre, il ferro risulta poco biodisponibile, cioè la percentuale di ferro che raggiunge la circolazione sistemica è molto bassa, per cui l’effetto terapeutico è ridotto. Fortunatamente, la tecnologia farmaceutica ci aiuta con forme liposomiali, ossia piccole particelle sferiche che incorporano il principio attivo all’interno di un guscio fosfolipidico, in modo da migliorarne l’assorbimento a livello intestinale, aumentandone, dunque, la biodisponibilità e riducendo notevolmente gli effetti collaterali.
Per migliorarne l’assorbimento e l’efficacia, è necessario sfruttare l’azione sinergica del ferro con:
• l’acido folico, che è una vitamina che partecipa alla formazione degli acidi nucleici, fondamentali per la produzione di proteine e DNA. L’acido folico e il ferro collaborano, in sinergia, facilitando l’assorbimento del ferro e promuovendo la produzione di emoglobina.
• Il rame, che svolge funzioni antiossidanti, proteggendo le membrane cellulari dai danni ossidativi ed è fondamentale per il trasporto del ferro.
• La vitamina C, un altro ottimo antiossidante, che favorisce l’assorbimento del ferro.
• Le vitamine B6 e B12 che favoriscono, insieme con il ferro e l’acido folico, la normale formazione dei globuli rossi.
La prevenzione e l’alimentazione
Una dieta adeguata e il monitoraggio di perdite ematiche abbondanti o di condizioni patologiche che potrebbero esporci alla comparsa di un’anemia sideropenica risultano essere i migliori modi per fare prevenzione e prendersi cura di questo disturbo.
Oltre a introdurre nella nostra dieta alimenti ricchi in ferro, è necessario associarli a elementi nutrizionali che aumentano il suo assorbimento.
Il ferro si trova, principalmente, nella carne, in particolare in quella di tacchino. Ma non solo: anche nel pesce (tonno, merluzzo, salmone, ecc.), nei frutti di mare, nel tuorlo d’uovo e nei legumi. Negli alimenti di origine animale, il ferro si trova nella sua forma più biodisponibile e, quindi, viene assorbito più facilmente a livello intestinale. Per aumentare la bassa biodisponibilità del ferro dei vegetali è consigliabile, durante o a fine pasto, mangiare dei broccoli o del radicchio o un’arancia: tutti elementi nutrizionali ricchi in vitamina C, che appunto favorisce l’assorbimento del ferro.
Sfatiamo il mito di braccio di ferro…
Gli spinaci non sono tra i vegetali più ricchi di ferro! Inoltre, è preferibile mangiarli crudi e conditi con succo di limone per migliorarne l’assorbimento, in quanto la cottura ne riduce ulteriormente la biodisponibilità.
Curiosità
Il picacismo è un disturbo alimentare che consiste nel consumo compulsivo di sostanze non commestibili (carta, argilla, terra, ecc.). La causa scatenante di questo disturbo è proprio una grave carenza di ferro e sono maggiormente a rischio le donne in gravidanza e i preadolescenti. Quando si è affetti da picacismo, si “entra” in un circolo vizioso, in quanto il fattore scatenante è un’insufficienza di ferro ma, ingerendo sostanze non nutritive, queste causano una riduzione dell’assorbimento del ferro, andando ulteriormente ad aggravare la carenza di questo minerale, la cui presenza è fondamentale.
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